Shadowbox Effect

sabato 17 novembre 2012

ADDIO EMMANUEL

Nata nel 1952, Sylvia Kristel divenne, a 22 anni, un'icona sexy famosa in tutti il mondo grazie alla pellicola Emmanuelle. Interpretava una donna ricca e annoiata alla scoperta dei piaceri del sesso. Il personaggio le rimarrà incollato addosso, diventando una prigione che le impedirà una vera carriera cinematografica. Trascinerà la sua vita tra seguel di Emmanuelle (ne furono realizzati sei), uomini sbagliati, droga e alcol, fino a spegnersi nella sua casa di Amsterdam, il 17 Ottobre scorso, per un tumore alla gola...aveva 60anni.

Oggi in negozio mentre facevo una cliente scrutavo un articolo dedicato a Sylvia Kristel, un donna amante della pittura nella quale si rifugiava dai ricordi più violenti del suo passato, un passato che li ha creato in questi anni un dolore che solo lei conosceva. Un dolore che aumento' quando la sua vita fu anche segnata dal cancro che la invase e si appropriò di lei e di Emmanuelle, il suo personaggio nel quale fu prigioniera per tutta una vita. Quando a soli 22 anni fu presa al provino per il film culto Emmanuelle, che la resa famosa in tutto il modo, di certo Sylvia Kristel non immaginana di essere entrata in una prigione dalla quale non sarebbe più uscita, stuprata a soli 9anni dal manager dell'albergo dei suoi genitori, abbandonata dal padre che scappò di casa con un altra donna e cresciuta con una madre alcolista e poco presente, Sylvia immaginava un futuro da attrice, lanciata, come tante, da un film destinato invece a scandalizzare il mondo. Ma Sylvia Kristel era davvero Emmanuelle? ...e a questa domanda mi è venuto da pensare....ma quante Emmanuelle esistono ancora oggi? Quante persone sono imprigionate da quello che gli altri vorrebbero che noi fossimo o facessimo, i genitori per i figli, i figli con i genitori, le mogli per i mariti e mariti con le mogli, senza soffermarsi a pensare che ogni essere umano è una persona speciale per quello che è, per quello che diventerà e per tutto quello che è destinato a fare. Il problema di etichettare un individuo o rimanerne delusi perchè non rispecchia le aspettative fatte, è che non siamo capaci di amare nel vero senso della parola, amare un figlio, un genitore, un marito, una moglie o un caro amico, significa accettare di lui qualsiasi cosa, il suo essere senza chiedere cambiamenti, senza aspettarsi cose che desideriamo solo per colmare il nostro piacere o le nostre mancanze, bisogna amare incondizionatamente la persona che abbiamo difronte, di qualsiasi amore si tratti e qualsiasi sia la persona in questione. Per il troppo egoismo, perchè siamo abituati a pensare più a quello che noi abbiamo bisogno, ci creiamo troppe aspettative sulle persone, costringendole a cambiare, a fingere, a interpretare un personaggio e a renderle sempre di più prigioniere proprio come Emmanuelle.

Sylvia Kristel non sopportò di essere continuamente etichettata come il suo personaggio, gli uomini che ha avuto nella sua vita si aspettavano di trovare Emmanuelle nel loro letto e non apprezzavano Sylvia ne consideravano i suoi bisogni, i suoi sentimenti, tutto questo la portò alla droga e all'alcol, spendeva 400 dollari la settimana solo per la droga e a poco a poco perse tutto, cercando in ogni uomo quel padre che la abbandonò, si può essere un clichè, ma vi voglio lasciare con una frase che disse Sylvia Kristel, salutando una donna che non è stata apprezzata, non è stata capita ma che è di esempio per tutte quelle persone che voglio essere libere e accettate per come sono davvero! Ciao Sylvia...

...il dolore, per quanto acuto, sa essere banale....Sylvia Kristel

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